mercoledì 2 novembre 2011

Quei cooperanti in cerca di guai










Quei cooperanti in cerca di guai





La penna di una scrittrice va là dove la porta il cuore. La partecipazione con cui Susanna Tamaro denuncia, in una lettera al Corriere, il silenzio mediatico intorno al dramma di Rossella Urru, rapita il 22 ottobre in Algeria da Al Qaida Maghreb, è emotivamente condivisibile. Nella lettera mancano, però alcuni elementi indispensabili per valutare il dramma di Rossella non solo con le ragioni del cuore, ma anche con quelle dell'intelletto.


Quell'intelletto che dovrebbe sempre accompagnare le decisioni di chi opera negli angoli bui del mondo. Manca - non per colpa della scrittrice, ma di molti mezzi d'informazione che l'hanno omessa - una cruciale verità raccontata dal mediatore impegnato a negoziare la liberazione di Rossella e dei suoi due compagni di sventura spagnoli.


«I combattenti dell'Aqmi (Al Qaida Maghreb, ndr) entrati nei campi del Polisario ... non erano armati - spiega il mediatore - avevano dei complici nel campo, membri e simpatizzanti di Aqmi, che hanno fornito le armi e indicato gli ostaggi da sequestrare. Sappiamo che due uomini armati e con l'uniforme del Polisario hanno lasciato partire i veicoli che trasportavano gli ostaggi». In quella frase ci sono tutte le verità nascoste o assai sottaciute di questa brutta storia. La più evidente è che il sequestro è frutto di un'operazione messa a segno grazie a collusioni e complicità tra i terroristi di Al Qaida e gli ospiti del campo profughi. Alcuni «membri e simpatizzanti di Aqmi» hanno fornito le armi ai terroristi, li hanno accompagnati nella foresteria in cui dormiva Rossella e hanno poi agevolato la fuga del commando.




Se fosse il primo caso di connivenza tra militanti del Polisario e terroristi di Al Qaida non sarebbe grave. Ma non è così. Il dramma di Rossella Urru è, purtroppo, un dramma annunciato. E prevedibile. Non solo perch´ arriva otto mesi dopo la sparizione di Mariasandra Mariani, rapita anche lei in Algeria da Al Qaida Maghreb, ma perch´ da tempo si sa che molti militanti del Polisario son passati al soldo di Al Qaida abbandonando la lotta per l'indipendenza per dedicarsi ai traffici di droga, armi ed esseri umani. Per capirlo basta leggersi l'articolo di Foreign Policy del 3 gennaio di quest'anno firmato da Alison Lake.


«Alcuni segnali indicano che la paralisi dei negoziati sull'indipendenza o l'autonomia del Sahara Occidentale potrebbe aver generato un matrimonio di convenienza tra elementi del gruppo indipendentista e Aqmi... alcuni membri del Fronte del Polisario in Algeria si sono uniti ad Al Qaida nel traffico di droga, armi e aiuti umanitari lungo i confini del deserto nordafricano».


L'articolo è solo uno delle decine che segnalano l'infiltrazione di Al Qaida nei campi dei rifugiati saharawi.






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